PRIMI DI MAGGIO 2020
PRIMI DI MAGGIO 2020
Ancora relegati in casa con possibilità di piccoli spostamenti, dopo quasi sessanta giorni ho potuto dare un’occhiata alle barchette, che non vedono l’ora di poter riprendere il largo, loro! Un grande ringraziamento agli oltre undicimilacinquecento visitatori del mio blog, che vorrei aggiornare appena possibile ed iniziare i lavori di sistemazione del 470. Anche se il non aver rinnovato la tessera da istruttore mi crea una certa inquietudine, tante cose dovranno cambiare, come le ha cambiate questo maledetto virus, non poter più esercitare ufficialmente la mia brutta o bella malattia , ma certamente spero nessuno mi possa proibire di uscire in barca, eccetto la salute. Nella spasmodica attesa, rivivo i Ricordi di una delle tante esperienze di mare, era il 31/05/2009, trasferimento di Buio Pesto un Benetton 42, da Nettuno a Giulianova, con l’amico Salvatore Costanzo. Bagagli a spalla, decidemmo di andare in treno Pescara Roma e quasi subito la coincidenza per Napoli che effettuava tutte le fermate, meno di 45 minuti mi sembra per raggiungere la cittadina sul Tirreno ed un taxi per raggiungere il porticciolo, era ormeggiata in prima fila e a prima vista una bella barca, alle undici del mattino eravamo già a bordo, iniziai un primo controllo come di solito faccio e notai la sentina con quattro dita di acqua non tanto pulita, prosciugata con la sua pompa funzionante e con spugna e stracci, bisognava trovare la sorgente, era dolce, quindi perdita dal serbatoio o condotte, aprendo diversi gavoni, fortunatissimo notai della ruggine sotto un tubicino dell’autoclave, naturalmente bucato, bastò tagliarlo accorciarlo e rimetterlo al suo posto. Aprendo il vano motore , sorpresa, della ruggine sotto il manicotto di scarico, naturalmente perdeva da diverso tempo ed era molto pericoloso, trovai la sua fascetta di ritenuta completamente arrugginita e quasi tutta corrosa dalla ruggine alla fine del tubo, una fascetta in ferro non acciaio e lasciata li chi sa da quanto tempo, lo feci notare a Salvatore, si impressionò talmente di aver quasi deciso di lasciare la barca e tornarcene a casa, telefonò al proprietario dicendo che aveva fatto un pessimo acquisto, non la prese tanto bene. Mi chiedevo cosa portasse in una valigetta rigida dentro al borsone e sorpresa, da buon marinaio c’era di tutto chiavi, martelletto, seghetto, fascette, coppiglie e di più, una grande abbastanza per quel tubo non c’era, ma cerano delle fascette da elettricista, ne misi due per sicurezza, funzionavano perfettamente, sistemato mettiamo in moto, noto purtroppo che la cinghia di distribuzione era tutta rovinata e tesata fino a fine corsa, non dissi nulla al mio amico altrimenti veramente avrebbe mollato tutto. Ma non era finita, dato che, proseguendo la mia ispezione mentre Salvatore procurava la cambusa, apro il vano delle batterie e sorpresa anche qui, erano quasi sommerse dall’acqua, mancava pochissimo per raggiungere i morsetti , asciugo e il legno sotto si era completamente infradiciato, mezzo bugliolo di marciume tirato fuori, dico: ma non erano venuti in tre o quattro a vederla e avevano detto che era perfetta e che era tutto a posto? Meno male! Mettiamo in moto e tutto funzionava, decidemmo di partire il mattino seguente di buon ora. Bel tempo con una leggera brezza di terra, anche le vele come la cinghia non erano un gran che, per quel tempo potevano anche passare, ma il genoa era da risparmio totale. A Nettuno non era il caso di restare, isolati dal centro ed impossibilitati a muoverci, raggiungemmo il porto di Gaeta alle 23,30 circa di sera, il porto vicinissimo al centro città, molto ben fornito, comprammo fascette nuove e altra cambusa, pronti per ripartire che una telefonata della mia pupilla Bianca Maria Totaro, ci avvertiva di non muoverci in quanto nel Tirreno meridionale a una cinquantina di miglia da noi c’era una burrasca in corso forza sette otto, controllammo e avemmo la conferma. Decidemmo di aspettare li il passaggio della perturbazione per tre giorni a girovagare e oziare in barca e facendo svariati lavoretti, lavare, togliere il sale dalle draglie e i pulpiti,togliere la ruggine, dare una sistemata alle vele e tanti altri. Ripartiti, navigammo tutto il giorno e la notte, la mattina seguente giungemmo il marina di Agropoli, fermi altri due giorni per tempo brutto. Di buon’ora, sei e trenta con burrasca passata, bonaccia morta, mentre si proseguiva a motore sempre con un minuscolo gps palmare, carte nautiche, il mio portolano di Bolina quasi nuovo e con me anche il mio giornale di bordo, dove ho potuto ritrovare date, lavori fatti, tempo e miglia percorse, latitudine, longitudine, prora bussola, vento, stato del mare, ore motore e previsioni, dato che l’ho sempre aggiornato ora per ora ad ogni mia navigazione. Ed ecco l’imprevisto, un forte rumore dal motore, ma seguitava a girare, apro e quello che avevo previsto sperando non accadesse era accaduto, la cinghia si era frantumata. Ripeto bonaccia morta, mattino circa le otto al largo dalla costa e a soli 15/16 miglia da Acciaroli e per di più di Domenica. Salvatore volle provare ad accendere il fuoribordo pensando di poterla rimorchiare, ma anche questo era pieno di ruggine e di partire non ne volle sapere, lo rassicurai dicendo: fra poco si dovrebbe alzare la termica e a vela potremo raggiungere il porto suddetto, con la speranza di trovare un buon meccanico. Premetto che il giorno prima via radio avevamo sentito che proprio li era stato inaugurato il nuovo marina dal sindaco Bassolino. La brezza non tardò ad arrivare e in poco più di tre ore eravamo in porto, è rimasta memorabile la manovra per l’accosto in banchina a vela, fatta in modo perfetto. Ogni tanto Salvatore me la ricorda. Il marina bellissimo appena inaugurato, ma non c’era un’anima, tutto vuoto quasi impressionante. Facciamo colazione e sfogliando il portolano, c’era un unico meccanico di nome Domenico e possiamo dire San Domenico, dato che, chiamato via telefonino, dopo aver chiesto la marca del motore, in meno di un’ora era al lavoro sostituendo la cinghia, non era originale ma buona ed adatta. Offrimmo il caffè e onestissimo pagammo il dovuto. Alle due del pomeriggio eravamo già in navigazione oltrepassammo prima Ischia e poi Capri per raggiungere Messina dove decidemmo di fare una piccola sosta, cenare e far riposare il motore, dato che il vento e le termiche erano scomparse. Traversare tutto lo stretto è sempre molto suggestivo, lasciando il faro di Spartivento raggiungemmo costeggiando la punta dello stivale Roccella Ionica alle22,30. Il mattino seguente alle nove e trenta eravamo in navigazione per la traversata del temuto golfo di Taranto, fino alle tredici bonaccia poi 27/30 nodi vento di Tramontana, una mano di terzaroli alla randa e genoa ridotto di oltre la metà, non era più rumoroso, in quanto avevamo sistemato alla meglio il meolo della balumina. Vento e mare fino a oltre il tramonto, poi bonaccia e via ancora con il motore a 2400/2500 giri al risparmio totale, per superare la punta del tacco, cioè Santa Maria di Leuca. Approdammo ad Otranto, in banchina vicino al distributore, si fece rifornimento di gasolio più due taniche. Vento e mare contrari fino a oltre trenta nodi quasi da non farcela e con oltre trenta ore di navigazione ci avevano veramente sfiancato. Ma dopo una buona cena, anzi devo dire che Salvatore oltre a essere un ottimo marinaio ottimo compagno di viaggio anche un ottimo cuoco, dopo una bella dormita alle dieci e trenta si era in viaggio destinazione Brindisi con il suo immenso porto. Trovammo posto al marina e vi rimanemmo fino al giorno successivo in attesa che vento e mare diminuissero. Infatti fino a Vieste un viaggio bellissimo e pieno di vita, dato il traffico che c’era, tra navi, pescherecci e vicino alla punta del Gargano battelli con turisti, credo per la visita alle tante bellissime grotte e scogli di cui è ricchissima. Solita lotta dei gestori dei pontili, come si arriva, partono con i loro gommoni e ti vengono incontro per accaparrarsi il cliente, comunque sempre gentili e cortesi. Rimaneva l’ultima tappa e decidemmo di farla senza fermarci più, quindi prima di ripartire si rifece cambusa e rifornimento di carburante e controllo olio; il tempo buono ci permise di navigare tantissimo a vela si voleva fare una piccola sosta al traverso delle isole Tremiti, ma rinunciammo approfittando della bella brezza che ci faceva veleggiare senza l’ausilio del motore che anche se ben insonorizzato, navigare a vela è un’altra cosa. Dopo meno di diciotto ore eravamo in porto a Giulianova, esattamente alle quattro del mattino. Quasi settecento miglia percorse dal 13/05 al 23/05/2009. Sistemammo tutto, vele, luci, batterie e ci salutammo, vado per rimettere in moto la mia auto e un intenso fumo nero usciva dal vano motore, spengo apro il cofano non si vedeva nulla, stando al buio dico torno in barca a dormire, in mattinata vedo cosa è successo, un sonno profondo e ristoratore non mi ha consentito di sentire il proprietario che trovando chiuso non è riuscito ad entrare, ma penso non abbia chiamato, forse pensava che a bordo non ci fosse nessuno, altrimenti lo avrei sentito. Dico questo perché ho saputo dopo, che era incavolato nero con noi, qualcuno gli aveva detto che stavamo facendo una bella vacanza con la sua barca a sue spese, gli stessi che erano andati a visitarla e avevano detto che era tutto perfetto. Quando si rese conto delle difficoltà che ci sono per fare un trasferimento del genere e trovata la barca in condizioni perfette, molto meglio di quando l’aveva comprata è venuto a scusarsi e devo dire che mi ha richiamato in seguito per altri tre trasferimenti per e dalla Grecia e per fare delle lezioni di manovre alla sua consorte. Anche Salvatore, ripeto, ottimo marinaio e compagno di viaggio, mi ha scelto per il trasferimento della sua nuova barca da Grado a Giulianova, anche questa bellissima trasferta, già descritta. Dimenticavo nella mia auto si era depositato dell’olio sul collettore di scarico, ripulito sono tornato tranquillamente a casa, la nostra gita come l’avevano definita è durata meno di nove giorni per fare il giro di mezza ITALIA. Ancora quasi tappati in casa per il tremendo virus che non perdona. Volevo dire nessuno, ma, senatori, ministri e potenti sembra ne siano immuni. Per il momento. Buon vento. Se la salute ed il Buon Dio ci assistono e vorrete provare l’ebrezza della vela un giro in barca non vi verrà certamente negato. Ziopaolo.